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I benefici della cooking therapy

È emersa la particolare valenza che la cooking therapy ha sul piano motorio. Una valenza garantita però solo a seguito di un allenamento costante in cui la reiterazione di determinate operazioni e la necessità di coordinare se stessi in relazione alla singola mansione svolta, al processo completo e rispetto agli altri, esercita sia il corpo che, a livello cerebrale, il cervelletto. E questo non è l’unico, seppur fondamentale, beneficio della cucinoterapia che, infatti:

  • è multitasking e, per questo, stimola lo sviluppo di abilità non solo fisiche, ma anche cognitive, legate alla programmazione delle proprie azioni e alla loro prefigurazione;
  • aiuta l’autostima: vedersi capaci di realizzare qualcosa o di eseguire determinate azioni può aiutare a migliorare la consapevolezza di sé;
  • è coinvolgente e immersiva, anche dal punto di vista emotivo e sensoriale. Certe azioni, come ad esempio impastare con le mani, possono infatti generare sensazioni di piacere; mentre odori e sapori possono evocare ricordi e memorie del passato, particolarmente significative nel caso di pazienti affetti da Alzheimer, ad esempio (qualcosa di simile lo avevamo già incontrato nel caso del giapponese Ristorante degli ordini sbagliati);
  • può determinare un migliore rapporto con il cibo e un comportamento alimentare più regolare, specie in presenza di disturbi legati all’assunzione di cibo;
  • favorisce la socializzazione e l’interazione, soprattutto all’interno di gruppi di persone che si trovano a imparare insieme, in una condizione di parità e solidarietà;
  • aiuta a concentrarsi e a esercitare qualità personali collaterali, come la pazienza (nell’attesa che una pietanza si cuocia) o la gestione degli imprevisti (in cucina, si sa, non sono poi così rari);
  • è qualificante, anche dal punto di vista lavorativo: aspetto che, per fortuna, oggi viene valorizzato anche da ristoratori attenti come il Tortellante di Modena.

Particolarmente efficace per la crescita di chi partecipa, e gratificante, è poi la possibilità di mangiare ciò che si ha cucinato.

Fonte: ilgiornaledelcibo.it