Navigation close button

Mindful cooking

La cucina è un insieme di diverse operazioni che mantengono in esercizio le aree cerebrali preposte alla programmazione e al coordinamento di movimenti complessi: “Non è un caso che i cuochi professionisti abbiamo alcune aree del cervello particolarmente sviluppate, come avviene per i musicisti o gli scacchisti”, spiega Cerasa. Studi di neuroimaging mostrano in particolare che in questi soggetti c’è un aumento di volume del cervelletto, la parte del sistema nervoso centrale predisposta alla coordinazione motoria. “E sappiamo anche che cucinare può essere un’efficace terapia riabilitativa per pazienti che hanno subito danni a quest’area cerebrale – prosegue il neuroscienziato – Ma anche chi prepara semplicemente una torta o il pranzo per i propri familiari allena le proprie funzioni cognitive”. Per cucinare bisogna pianificare, organizzarsi e svolgere diversi compiti in simultanea: chi trova difficile cucinare ha difficoltà anche a programmare una giornata di lavoro.

La cucina però non è solo un allenamento mentale, ma anche un’occupazione rilassante che aiuta ad allontanare lo stress e i pensieri negativi. Tanto che oggi c’è chi propone lezioni di Cucina Consapevole – Mindful Cooking – che trasforma i gesti legati alla preparazione degli alimenti in una vera e propria pratica meditativa che aiuta a rilassarsi e anche a vivere in modo più sereno il rapporto con il cibo.

“La cucina è un’attività prevedibile, che ci permette di assistere alla trasformazione della materia; lavorare un impasto e poi metterlo a lievitare è un efficace antidepressivo, e i gesti ripetitivi della cucina hanno un effetto calmante”, spiega Cerasa. Possiamo dire lo stesso di altre attività, per esempio la maglia. Però la cucina è avvolgente, coinvolge tutti i cinque sensi, dal tatto quando mettiamo le “mani in pasta”, al rumore ritmico di un pestello che batte nel mortaio o di un mattarello, ai colori e ai profumi e finalmente al gusto. L’olfatto in particolare può riportarci ai ricordi d’infanzia: per questo è così importante per le persone con Alzheimer, per cui spesso gli odori sono un legame con la propria storia personale. Ma per tutti noi gli aromi di una vecchia ricetta di famiglia o il profumo di una torta appena sfornata possono essere un’occasione per rivivere emozioni e ricordi. Senza contare che la cucina è un’attività sociale: “Cucinare ci permette di far felici gli altri. – ricorda Cerasa –E per chi fa cooking therapy, come per esempio gli ospiti della Comunità di San Patrignano, lavorare per la felicità degli altri ha di per sé un effetto terapeutico”.

Fonte: ilfattoalimentare.it