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Perchè fare cucinoterapia

La cooking therapy è molto efficace come terapia proprio perchè ha un fine tangibile per il paziente, ossia la pietanza finale frutto delle azioni che si compiono. In altre tipologie di riabilitazioni psicoterapiche lo scopo non è ben visibile e chiaro al paziente che spesso mette in atto esercizi senza capirne il fine ultimo, accentuando talvolta quella mancanza di consapevolezza della malattia che è tipica di molte patologie psichiatriche.

La cooking therapy, invece, ha uno scopo ben chiaro ed inoltre risulta piacevole da applicare. Può essere fatta da persone di ogni età ed è una forma di psicoterapia più facile che venga accettata dai soggetti che ne hanno bisogno. Essendo un’attività motivante, creativa e piacevole, infatti, è molto più semplice coinvolgere nella terapia i pazienti più giovani, che considerano spesso le classiche forme di riabilitazione come noiose.

Bisogna distinguere la cooking therapy dalla terapia occupazionale: quest’ultima ha come fine quello di rendere indipendenti i pazienti e può prevedere anche delle sedute di cucina. La cooking therapy ha, invece, lo scopo di rievocare abilità perse e abbandonate in seguito a determinate patologie e disturbi.

La cucinoterapia è efficace anche perchè è in grado di rievocare tradizioni, legami familiari e ricordi, attraverso i colori, sapori e odori del cibo e della pietanza che si prepara. Preparando un piatto si va, inoltre, a rinforzare l’autostima e stimolare la creatività, senza trascurare la cura del proprio corpo.

La cooking therapy ha un’efficacia su diversi aspetti della vita di un individuo:

  • fisico, perché quando si cucina si ricerca un equilibrio nella forza muscolare e nei gesti;
  • cognitivo, perché si migliora la memoria, la capacità di concentrazione e la plasticità del pensiero, nonchè anche la gestione del tempo;
  • sociale, perché si incrementa il contatto e la comunicazione con gli altri, specie se si cucina in compagnia. Si riacquista, di conseguenza, fiducia nel prossimo e capacità di relazionarsi con gli altri;
  • intra-personale, perché aumenta la gratificazione per la creatività e la capacità di raggiungere un obiettivo.
  • La cooking therapy viene usata per diversi tipi di problemi e patologie a scopo riabilitativo. Fra queste vi sono problemi a livello del sistema nervoso, come nel caso delle porzioni cerebellari e frontali, ma anche per la sclerosi multipla. Infatti, uno studio del 2019 ha dimostrato come la cooking therapy può essere usata anche per la riabilitazione in seguito a danni cerebellari. Nel caso di questi traumi, infatti, si hanno disfunzioni cognitive e le terapie neuroriabilitative, formulate per questi casi, non sono in realtà validate a livello scientifico. La cooking therapy viene, quindi, proposta da questo studio come ulteriore terapia riabilitativa, perchè andrebbe a stimolare l’attività cerebrale, dato che le attività esecutive hanno effetti benefici sull’attività dei neuroni e sulla loro plasticità a livello del cervelletto. Inoltre, l’atto del cucinare stimola tutte le funzioni che si riducono drasticamente nel caso di questo tipo di disturbi cerebrali, come l’autocontrollo, la flessibilità nel pensiero, la pianificazione delle azioni, la coordinazione mentale e motoria.
  • Nel 2015 uno studio sui pazienti con sclerosi multipla ha rilevato l’utilità di questa terapia anche in questi casi, in quanto andrebbe a migliorare la velocità di elaborazione cognitiva, che va ad essere ridotta in questi casi e che è connessa anche con la memoria visiva e con la fatica. Andando, quindi, a migliorare questi aspetti, si va ad incrementare la qualità di vita di questi pazienti.
  • Viene anche usata in caso di deterioramento cognitivo, ADHD (ossia disturbo da deficit dell’attenzione iperattività), disturbi alimentari, stati d’ansia e disturbi compulsivi ossessivi.
  • Questa terapia viene usata anche per i bambini con traumi cranici che possono spesso portare a deficit delle funzioni cognitive. La cooking therapy è stata quindi proposta in questi casi come test di valutazione delle funzioni neurofisiologiche ed esecutive, sia in bambini con traumi lievi che severi. In uno studio del 2010 è stato dimostrato che questa terapia è efficace se usata come test per valutare l’efficacia delle terapie riabilitative, e in questo caso prende il nome di “Children’s Cooking task“. Infatti, gli altri test che vengono fatti in questi casi non sono davvero efficaci nel valutare tutte le capacità cognitive del bambino. Invece, il test basato sulla cucina è utile per valutarne la capacità multitasking.
  • In generale, le sperimentazioni riguardanti l’utilizzo di questa terapia anche per il decadimento cognitivo degli anziani e per le altre forme di riabilitazione, è in fase di studio.
  • La cooking therapyviene usata anche nei pazienti affetti da disturbi del comportamento alimentare. In questi casi il fine della terapia è quello di far riacquistare il piacere del cibo e del consumare un pasto in compagnia, dopo averlo prodotto insieme. La convivialità a tavola è, quindi, uno degli scopi della terapia culinaria in queste forme di disturbi, in cui spesso viene perso proprio il piacere di un pasto condiviso.
  • La cucinoterapia può essere utile anche in caso di stress, ansia e depressione, perchè porta alla conquista di una quotidianità persadopo periodi di fatica psicologica e sofferenza. Sposta l’attenzione dal riversarsi sul cibo per placare le sofferenza al cucinare il cibo per stare meglio.

Come fare cooking therapy

  • Questa terapia viene modificata e calibrata a seconda del paziente su cui si effettua, in base alla sua età e alle sue capacità cognitive, in modo da evitare azioni pericolosee renderla sicura per il soggetto. Minori sono le capacità cognitive, più semplici saranno le attività e le azioni che si faranno svolgere nel corso della seduta di terapia culinaria.

Fonte: cibo360.it